Il Gioco:
uno sguardo psicologico.

Dott.ssa Jessica Oliveto

«Nella messa in scena del bambino viene racchiusa e nascosta, nel linguaggio metaforico del gioco, una specie di prima consapevolezza di sé”.
Dina Vallino
.

Il gioco è un momento di fondamentale importanza nonché di libera espressione per il bambino. Attraverso questa attività il bambino può infatti esprimere tutta la sua creatività e dare libero avvio e ampio spazio alla sua fantasia. Nella stanza dello psicologo, durante il gioco, sia il clinico che il piccolo paziente vengono trasportati in un mondo quasi al confine tra fantasia e realtà.

Psicologo Torino Via Pacchiotti 10146; Paola Nirchio ; Jessica Oliveto

Giocare emozioni quali la rabbia, l’aggressività, la colpa e poi riparare queste emozioni o essere accompagnato nella trasformazione delle stesse giocando con un adulto la pace, la risoluzione del conflitto e l’accettazione di queste parti espresse, permette al bambino di esperire nel qui ed ora del colloquio, sia situazioni presenti che situazioni passate con i relativi vissuti, il tutto ora in un modo altro, all’interno di un nuovo incontro, in cui il bambino può allenarsi a pensare, giocare e sentire le proprie emozioni.

Attraverso i giochi che il bambino fa, egli parla della sua storia, delle sue emozioni, della sua fatica, del suo disagio, dei suoi timori e dei suoi difficili vissuti individuali. Ogni personaggio, ogni animale, ogni oggetto utilizzato rappresentano parti di sé che egli comunica e vuole far conoscere.

I contenuti interni del bambino, i suoi pensieri e le emozioni più profonde, non possibili ancora di traduzione in parole, vengono spesso celati dietro un gesto, una parola o un’intenzione che il bambino trasla sul personaggio scelto nel gioco a due.

Il gioco permette così al clinico di osservare il bambino, di porre su di lui uno sguardo attento, profondo, psicologico, che gli consente di cogliere gli elementi del suo funzionamento relazionale ed emotivo, tutte quelle dinamiche interne che vengono veicolate nel gioco attraverso i personaggi scelti e le loro azioni.

Il gioco, per concludere, è dunque un modo per il bambino di comunicare timori e speranze, ruoli ricoperti nel gruppo dei pari o in famiglia, pensieri buoni o faticosi, e ancora, tutti quei momenti di sofferenza difficili da tenere e comunicare.


Psicologa Torino Via Pacchiotti 10146; Paola Nirchio ; Jessica Oliveto

Psicologa Torino Via Pacchiotti 10146; Paola Nirchio ; Jessica Oliveto

Riferimenti bibliografici

Vallino, D. (1999). Fare psicoanalisi con genitori e bambini. La consultazione partecipata. Milano, Mimesis Edizioni.


Winnicott, D. (2020). Gioco e realtà. Roma: Armando Editore.


Ferro A., Houzel D., Maiello S., Molinari E., Priori M., Urwin C. (2012). Gioco e linguaggio. Roma: Astrolabio.


“Il bambino mentre gioca può riflettere su pensieri e sentimenti riguardanti la vita reale solo se è presente un adulto a fornire la necessaria cornice e a proteggerlo dal carattere stringente della realtà.”
Fonagy & Target