L'elaborazione della sterilità
Dott.ssa Paola Nirchio
L’elaborazione della sterilità consiste nell’accettare il fatto di essere soggetti in età fertile che non possono procreare biologicamente riuscendo “a integrare questo aspetto così specifico e fondativo dell’identità personale rispetto a sè stessi, alla famiglia d’origine, ai coetanei e al partner ” (Cavanna & Rosso, 2008, p.181).
Sul piano individuale, l’elaborazione della sterilità comporta il riconciliarsi con quella parte di sé che non ha permesso il compimento del progetto biologico e dalla quale ci si è sentiti traditi, iniziando di conseguenza a rapportarsi con un’immagine di sé differente rispetto a quella che si aveva prima di scoprire la propria condizione .
Secondo d’Andrea (2010) è importante che l’esperienza della sterilità non venga negata, ma al contempo non deve nemmeno diventare il fulcro centrale sulla quale si impernia la vita del soggetto ostacolando così la possibilità di reinvestimento sulle parti vitali di se stessi .I soggetti dovranno essere in grado di trasformare l’attesa vissuta nel percorso di elaborazione della propria sterilità, in un momento di riflessione e di sviluppo che consentirà sia il superamento della tristezza, della depressione e della rabbia, sia la rinascita delle proprie potenzialità vitali, giungendo infine alla maturazione di una scelta pensata e responsabile .
L’elaborazione della sterilità porta quindi a ridefinire l’immagine di Sè stessi così come l’immagine di coppia obbligando a riconsiderare i progetti comuni e in particolar modo il progetto generativo . Prima di scoprire di essere sterili, i due partner avevano costruito e immaginato un progetto di famiglia sulla cui realizzazione, avevano investito gran parte delle loro energie fisiche e psicologiche mentre ora si trovano a fare i conti con il superamento del lutto per il figlio naturale che non potrà mai nascere .
La sterilità comporterà necessariamente una rinuncia rispetto al progetto generativo così come i partner lo avevano immaginato e parimenti condurrà all’attivazione di un confronto e di un dialogo di coppia, finalizzato alla reciproca comprensione delle emozioni e degli stati d’animo nonché all’esplorazione di nuove prospettive .
La riflessione avviata in questa fase permetterà ai due coniugi di confrontarsi su quelle che sono le proprie idee circa la genitorialità e l’adozione, attivando un processo di valutazione comune rispetto alla scelta .
D’Andrea (2010) suggerisce che sul livello coniugale, l’elaborazione della sterilità comporta un “risposarsi” stipulando di conseguenza un nuovo patto e tale possibilità sarà legata alla capacità dei due coniugi da un lato, di “ri-accogliersi” , in seguito agli eventi dolorosi e traumatici che sono stati costretti a vivere, e dall’altro, di rivitalizzare il loro legame matrimoniale riscoprendo una sessualità non finalizzata all’avere figli .
Il superamento del periodo di crisi esistenziale e identitaria, alla quale successivamente consegue l’adattamento alla condizione di infertilità, permetterà ai soggetti di ritrovare una certa serenità e di giovare di un arricchimento psicologico quale prodotto della propria capacità di affrontare e di superare con successo una problematica profonda e fortemente scompensante .
In questo processo diventa importante rintracciare e mentalizzare nella sterilità anche dei vantaggi secondari, riconosciuti come presenti, ma non come invalidanti o soverchianti. Riuscendo a percepire e integrare anche gli aspetti positivi di questa esperienza, la coppia riuscirà a riprogrammare la propria vita e soltanto a questo punto sarà davvero in grado di aprirsi ad un “progetto terzo” , come l’adozione o un'altra tipologia di progetto sia esso personale, di coppia o sociale .
Attivare e portare avanti il processo di elaborazione della sterilità necessita di un tempo e di uno spazio dedicato, all’interno del quale la persona senta la piena libertà di condividere i propri vissuti emotivi con un Altro non giudicante quale è lo psicologo, che sia in al contempo capace di accoglierli e supportarli, rinegoziando insieme al paziente il loro significato.
Riferimenti bibliografici
Ardenti, R. (2011). Sindrome da sterilità: il complesso di inferiorità e la relativa compensazione. Rivista di psicologia individuale (69), 51-61
Cavanna, D., & Rosso, A. M. (2008). Qualità della relazione coniugale e genitorialità adottiva: aspetti della transizione e dell'adattamento di coppia. In A. Di Vita, & P. Brustia (A cura di), Psicologia della genitorialità. Modelli,ricerche,interventi (p. 181-218). Torino: Antigone Edizioni.
D'Andrea, A. (2010). Le coppie adottive e i tempi dell’attesa nel monitoraggio dei principali forum web. In G. Macario, La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale, Significati, Percorsi, Servizi (p. 11-123). Firenze: Istituto degli Innoceni.
Greco, O., & Maniglio, R. (2014). Genitorialità: profili psicologici, aspetti patologici e criteri di valutazione (quarta edizione ed.). Franco Angeli.
Paradiso, L. (2015). Prepararsi all'adozione. Le informazioni, le leggi, il percorso formativo personale e di coppia per adottare un bambino (Nuova edizione ed.). Milano: Edizioni Unicopli.
Salerno, A., & Ajovalasit, D. (2006). Legittimità psicologica nel processo adottivo. Una ricerca qualitativa su un gruppo di genitori. In A. M. Di VIta, & M. Garro (A cura di), Il fascino discreto della famiglia: mutazioni familiari e nuove competenze (p. 65-123). Milano: Franco Angeli.
“La notte è il giorno che ha preso il lutto per la scomparsa del sole”
Roberto Gervaso